DICONO DI ME

Umberto Tanzi ha sempre avuto la passione per la pittura. Sarà che alle scuole medie ha incontrato un insegnante con i fiocchi come Goliardo Padova, sarà che considera l’espressione pittorica il modo migliore per lasciare una traccia di sé (<<quando qualcuno compra un mio quadro mi rallegro non per il guadagno in sé, ma perché mi piace che il mio lavoro piaccia>>). Ammira l’arte italiana del Dopoguerra (<<Abbiamo avuto grandi artisti oscurati dal successo, più legato al mercato che ai contenuti, dei grandi americano come Andy Warhol o Basquiat>>), si ispira a Burri, Afro, Capogrossi, Santomaso che sono i suoi preferiti.
Umberto Tanzi non ha la pretesa di essere etichettato come artista, ma con prudente e cauta sensibilità si muove nell’universo dei colori fondendo linguaggi e stili che sente familiari. Schivo, ma loquace, lavora nel garage sotto casa adattato a studio che definisce <<la mia “Camera picta”>>, con riferimento colto alla bellissima Camera degli sposi del Palazzo Ducale di Mantova.
Seguace delle teorie artistiche anticonvenzionali di Carlo Belli, predilige la tecnica dell’acquarello (come questa <<Composizione>> inedita realizzata anche con l’inchiostro) per via dell’immediatezza di realizzazione: <<Un modo per trasmettere velocemente un pensiero che bolle in pentola>>. Spesso anche quando utilizza i colori acrilici, inframezza le linee di colore con pennellate diluite per alleggerire l’effetto. E’ così che crea la sua sintesi personale del linguaggio astratto tipico degli artisti che più ama.

Katia Golini

La materia dipinta è allora mezzo per una scrittura pittorica più musicale e sonora rispetto agli altri, silenziosi, enigmatici o roboanti nelle loro composizioni. Le sue opere cantano note dissonanti come la musica dodecafonica di Schönberg, collaboratore e sodale di Kandinskij. Sono distorte dalla concentrazione e scosse dall’impasto, ma esaltate dall’accordo cromatico. Non hanno titolo, perché dentro portano tutte le varianti dell’immaginazione, dell’evoluzione interiore che si fa esteriore. Si astrae mentre la verità risuona dentro. L’ultima risposta da tutti cercata è nella domanda stessa, nell’arte, nella magia che trasforma, che porta oltre.

Manuela Bartolotti

Il pittore Umberto Tanzi: “Ecco la mia visione dell’arte pittorica”. Nel 2024 tante mostre in programma

Il filosofo sudamericano Nicolas Gomez Davila, profondamente critico sulla modernità affermava a proposito dell’artista che non dovrebbe creare un’opera, che sia ad esempio un dipinto o una scultura, con il desiderio primario di stupire lo spettatore, ma al contrario l’opera creata dovrebbe essere il risultato finale di un processo di fronte al quale a stupirsi è l’artefice ossia colui che l’ha realizzata.
Anche il pittore parmigiano Umberto Tanzi, in attività da trent’anni, condivide la visione dell’intellettuale colombiano.
E a tal proposito afferma: “Cerco di concettualizzare quello che vedo, che leggo ed ascolto, e di riportarlo sulla tela. Se ad esempio scoppia una guerra, non ne rimango indifferente e a livello emotivo il mio fare artistico ne risente: potrei utilizzare un colore piuttosto di un altro per il semplice fatto che una data notizia mi ha scosso oppure al contrario mi ha offerto una speranza sul futuro. Lo stesso avviene anche in termini di gestualità con cui realizzo i miei lavori: movimenti più bruschi o più sinuosi per esprimere uno stato emotivo”.
Il sessantenne parmigiano ex dipendente Barilla chiosa: “Cerco di veicolare più o meno coscientemente un messaggio attraverso la pittura; quello che dipingo non ha un valore puramente di tipo estetico. L’atto pittorico è qualcosa che mi rappresenta in quanto parla di me, del mio stato emotivo e del mio modo di metabolizzare quello che mi accade e come percepisco il mondo che mi circonda”.
Ed aggiunge: “Nel mio processo pittorico è fondamentale auto-provocarmi, devo avere io stesso una reazione emotiva attraverso il gesto del dipingere; se poi arrivo a provocare anche lo sguardo altrui ne sono felice, significa che ho toccato le corde emotive degli altri. Tuttavia non voglio piacere a tutti i costi nel modo più categorico e soprattutto provocare lo spettatore per il mero gusto della provocazione. Non intendo l’arte come ad esempio l’intende Maurizio Cattelan: rispetto il suo fare artistico ma è una modalità che non mi appartiene. Non amo la spettacolarizzazione. Io provengo da una pittura di matrice Informale, già questo dice molto senza aggiungere altro. Tutte le volte che inizio un lavoro non so esattamente dove mi sta portando, sono al centro di un processo in divenire che controllo parzialmente, mi lascio condurre dal processo. Posso avere un’idea iniziale di quello che farò, ma poi mi lascio guidare dai gesti, il mio braccio, in sinergia con la mente e lo spirito mi portano a scavare dentro di me. Solo così creo un dipinto.”

Tanzi sostiene che il “fare arte” è un modo per arrivare a conoscere se stesso. Desidera trasmettere sé stesso con l’opera che realizza: “la provocazione fondamentale è su me stesso, non provoco gli altri con stratagemmi sensazionalistici. Il mio intento è quello di essere autentico” sottolinea. Grande appassionato di storia dell’arte, in particolare del periodo tra il secondo dopoguerra e gli anni Settanta, si lascia ispirare da un numero considerevole di artisti, di cui riconosce la genialità e il gusto estetico, come: Burri, Afro, Santomaso, Capogrossi, Fontana, Marca-Relli, Ruggeri, Licini. Ci tiene a ricordare Mario Giacomelli, universalmente riconosciuto come grande fotografo, le cui fotografiche assomigliavano a grafiche, per via della messa a fuoco insolita del soggetto e dell’encomiabile struttura compositiva. Mentre citando artisti internazionali del passato ricorda i lavori di: Rembrand, Goya, Turner, Schiele, Klee e Schwitters.
Schivo ma loquace, Umberto Tanzi non ha le pretese di essere etichettato come artista, ma dimostra una sensibilità particolare che si sublima con l’uso dei colori applicati su tele di grandi dimensioni, in cui arriva a fondere linguaggi e stili che sente famigliari. Tenace lavoratore ha deciso di esibire nel corso del 2024 i propri lavori, realizzati nell’ultimo lustro, partecipando a collettive e personali. “Nell’anno appena iniziato” svela “ho in programma una serie di mostre a Parma e provincia per fare conoscere i miei lavori e quelli di altri amici pittori con cui esporrò. Sto calendarizzando una serie di esposizioni grazie alle istituzioni pubbliche del nostro territorio”.

20 Gennaio 2024
Tommaso Villani
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